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La pubblicità online è la pubblicità su
Internet. Questa particolare forma di pubblicità permette, a siti web
e aziende, di incrementare i loro ricavi.
Può essere suddivisa in due tipologie principali, quella legale e quella
illegale. Tra le forme legali ci sono le pubblicità su motori di ricerca,
network pubblicitari e attraverso le email e detta
“opt-in e-mail”. La pubblicità illegale viene comunemente
denominata “spamming”.
Le opportunità pubblicitarie online si stanno fortemente espanendo e
l’utilizzo di
“rich media”
e di immagini statiche o animate è sempre più presente.
Il crescente numero di utenti di internet spinge e spingerà sempre di più
questo mercato.
Un numero sempre
crescente di aziende, dalle grandi compagnie multinazionali alle più
piccole utilizzano la pubblicità online nelle loro strategie di marketing. In
risposta a questa crescente domanda ci sono sempre più aziende che si
occupano in varie vesti di questo mercato.
Generalmente la pubblicità online coinvolge due attori principali:
l’inserzionista e l’editore. A questi due si possono poi aggiungere altre
figure come studi di grafica e di software per la loro realizzazione,
distributori, agenti e agenzie pubblicitarie, artisti di vario genere,
e molti altri ancora.
Per capitalizzare e incrementare il valore di Internet come media per il
marketing, l’industria della pubblicità online ha sviluppato delle
tecniche atte a specificare i modi in cui la pubblicità online deve essere
distribuita, visualizzata, analizzata e percepita. l’Interactive Advertising Bureau ha stabilito le linee
guida per i metodi di conteggio, le dimensioni, i requisiti e molti altri
aspetti di questo business.
A causa della stretta correlazione tra l’innovazione tecnica e la pubblicità
online, molte aziende si sono specializzate in entrambi questi campi. Per
esempio, molti motori di ricerca affiancano ai loro servizi di ricerca un
programma pubblicitario che mostra, nei risultati, messaggi pubblicitari
adeguati e selezionati mediante l’utilizzazione del concetto delle
parole chiave. Ci sono aziende che fungono da “ad serving” e
si sono specializzate sviluppando sistemi che mostrano gli
annunci pubblicitari, ottimizzano i risultati, generano report e analisi.
Oltre i Persuasori Occulti
Nel 1956
Vance Packard, in un fortunato libro (The Hidden Persuaders),
denominava i pubblicitari americani persuasori occulti, in quanto
utilizzavano tecniche che tendevano a influenzare il consumatore agendo sul
suo subconscio. Si è poi aggiunta la categoria dell’investigatore occulto,
che colleziona informazioni sui potenziali clienti per predisporre campagne
pubblicitarie mirate. Per queste figure professionali la Rete è diventata la
nuova frontiera commerciale sulla quale cimentarsi. Diverse società hanno
sviluppato metodi sempre più complessi che seguono le tracce del nostro
cammino attraverso il web, identificando ciò che c’interessa. Alcuni dei
metodi usati operano in maniera occulta, mentre altri si affidano al nostro
consenso.
La DoubleClickwww.doubleclick.com impiega la prima metodologia. La
società statunitense colloca banner d’annunci per vari prodotti sui diversi
siti web che partecipano ai sui programmi. Ogni partecipante del
“DoubleClick Network” diventa un ospite per pubblicizzare
altri membri del network e i siti web aderenti ricevono una percentuale sugli
introiti generati dagli annunci. Quando un sito web si unisce al gruppo,
crea pubblicità per i propri servizi e la sottomette ai server di
DoubleClick. Il sito web modifica poi le proprie pagine HTML per includere
un’immagine <IMG> che punti alla DoubleClick. Ogni
qualvolta un utente visualizza una delle pagine modificate, il browser
effettua una richiesta dell’immagine a ad.doubleclick.com. Il server sceglie
una pubblicità degli aderenti al programma e la ritorna al browser. Se
l’utente decide di richiamare la pagina apparirebbe, quindi, una pubblicità
differente. Quando il navigatore clicka sull’immagine, il browser va al sito
pubblicizzato. Dal punto di vista dell’utente le immagini della DoubleClick
non appaiono diverse da ogni altra pubblicità sul web, invece c’è una
differenza sostanziale. La prima volta che incontriamo un annuncio
DoubleClick, il server della casa, senza che ce ne accorgiamo, salverà un
cookie contenente un identificativo. Da quel momento in poi, al primo
incontro con uno dei suoi banner, verrà richiesto il cookie e inizierà il
rilevamento del vostro cammino (più precisamente di una utenza su quella
precisa macchina). Successivamente, DoubleClick compila una lista di quali
siti abbiamo visitato e rivisitato, utilizzando le informazioni per creare un
profilo dei nostri gusti e interessi. Elaborando questi profili è in grado,
poi, di selezionare le pubblicità che possono interessare l’utente (ovvero
noi). I promotori gradiscono questo programma poiché la società fornisce loro
dettagliati rapporti su quale annuncio e quali siti web sono frequentati da
un determinato target di persone, da dove arrivano, dove sono andati e molto
altro ancora. Questa osservazione dall’alto in basso aiuta le società nel
giudicare quanto sia efficace una campagna pubblicitaria e nel pianificare
campagne future sulla base dei risultati ottenuti.
Un’altra compagnia che traccia i nostri movimenti sui siti Web, ma lo fa con
il nostro consenso, si chiama I/PROwww.ipro.com che ha lanciato un programma volontario,
denominato I/CODE, attraverso il quale chiese ai visitatori di
riempire un profilo personale dettagliato che viene poi scambiato tra i
diversi siti web partecipanti al programma. Con quest’iniziativa il
visitatore è svincolato dal riempimento di moduli quando desidera entrare in
un sito che richiede informazioni personali, in quanto la I/PRO
rilascia un identificativo, l’I/CODE, utilizzato dagli utenti come chiave
d’accesso.
Esiste poi almeno una compagnia disposta a pagare il visitatore per avere
informazioni sulle sue abitudini online. La CyberGoldwww.cybergold.com traccia
le nostre interazioni con il suo sito dedicato ai soli annunci pubblicitari.
In cambio del completamento di un’interazione con un annuncio, che potrebbe
anche essere costituito da diverse schermate, il visitatore riceve punti o
denaro che potrà utilizzare per acquistare uno dei prodotti pubblicizzati sul
sito o devolverlo in beneficenza. Per partecipare al programma è necessario
fornire un proprio profilo dettagliato e, sulla base di queste informazioni,
il sito CyberGold ci presenterà diversi banner. Ogni qualvolta esploreremo
uno di questi annunci, il sistema traccerà le nostre operazioni e offrirà le
informazioni anonime collezionate a coloro che promuovono la pubblicità. Se
un inserzionista desidera sapere chi siamo, la CyberGold ci informa
offrendoci l’opzione di vendergli il nostro nome direttamente per un modesto
prezzo, che dipende dalla stima del nostro valore come consumatore.
Ancora un’altra variante della raccolta d’informazioni arriva dalla
New England Internet Company (Neico), la quale offre un assortimento
di tecnologie, collettivamente chiamate PekoeTrack, per addetti al
marketing e fornitori di contenuto. PekoeTrack colleziona dettagliate
informazioni, non solo su cosa stiamo cercando in un sito Web, ma anche su
cosa cerchiamo quando lo lasciamo. Questo software, che lavora in
congiunzione con qualsiasi server, registra l’indirizzo IP del computer di un
navigatore durante ogni sessione, piuttosto che rilasciare un cookie sul suo
disco fisso. Utilizzando le informazioni sul nostro indirizzo IP e una
mistura di tecnologie proprietarie, PekoeTrack è in grado di seguirci fuori
dal sito per vedere dove stiamo andando. La tecnologia è meno invasiva dei
cookie, sebbene le due possibilità possano essere utilizzate
congiuntamente.
Ci sono società che collezionano indirizzi di posta elettronica e li vendono
in massa al marketing predisponendo anche liste specializzate basate sugli
interessi dell’utente. Questo tipo di società ottengono le informazioni da
servizi commerciali online, in particolare dai profili personali che gli
utenti compilano all’atto dell’iscrizione ad un servizio. Un altro modo per
recuperare indirizzi di posta elettronica è rastrellare i newsgroup.
Leggendone i messaggi per alcuni giorni è possibile racimolare migliaia di
indirizzi dei partecipanti. Vengono utilizzati anche programmi detti “spider”
che scannerizzano i file contenuti nelle directory dei server web in cerca di
indirizzi di posta elettronica che poi salvano in un database.
Chi Protegge il Navigatore?
Mentre nuove
società stanno emergendo con tecnologie in grado di proteggere la privacy dei
surfer, alcune organizzazioni di pubblico interesse, come
Electronic Frountieres Foundation (EFF) www.eff.org e Direct Marketing Associationwww.the-dma.org promuovono
programmi per avvertire gli utenti quando un sito sta cercando di
collezionare dati personali. Qualche anno fa, la EFF introdusse un programma
a logo denominato TrustE, che permette di identificare i siti web che
proteggono la privacy dell’utente. Diversi tipi di logo, le cui licenze sono
rilasciate dell’EFF, corrispondono a diversi livelli di protezione. Qualsiasi
sito può partecipare volontariamente al programma, basta che inserisca nelle
sue pagine uno dei tre logo TrustE che identificano il suo livello di
invadenza. A intervalli regolari, i siti web si sottopongono a un audit che
assicuri che stiano operando secondo quanto affermato. Ancora,
l’Interactive Services Association (ISA) www.isa.net, un gruppo di
società online, sta creando una lista di linee guida per il marketing
diretto su Internet. Le regole proposte hanno il compito di informare
l’utente delle tecniche di raccolta dei dati e dar loro modo di uscire dalle
liste di distribuzione di posta elettronica.
Un web banner o banner ad è una forma di
pubblicità utilizzatta sul World Wide Web. Questo tipo di pubblicità serve
ad inserire messaggi pubblicitari sulle pagine e nei siti web. Il suo scopo
principale è quello di attrarre traffico verso un sito web grazie al
collegamento al sito stesso presente nel banner, ma anche di mostrare
marchi loghi e slogan.
Viene realizzato in diversi modi. Con immagini in formati elettronici
(GIF, JPEG, PNG), mediante linguaggi di scripting (JavaScript; PERL; Pyton;
PHP; ASP; .Net, …) o con oggetti multimediali sviluppabili con diverse
tecnologie (Java, Shockwave Flash, …) e in grado di contenere anche suoni e
animazioni.
I web banner vengono mostrati quando una pagina web viene caricata in un
browser web. In questo caso si parla di “impression”. Quando il
visitatore fa click su di un banner viene ridirezionato al sito web del
committente del messaggio pubblicitario contenuto nel banner e, in questo
caso, si parla di “click”. In molti casi i banner vengono forniti da
un “ad server” (server centrale).
Molti banner lavorano in un sistema di pagamento basato sui click. Quando il
committente, controllando il file di log del suo sito, contenente tutte le
richieste effettaute, vede che un utente ha visitato il suo sito proveniendo
dal click effettuato su di un banner presente in un’altro sito, il
committente paga una cifra concordata (solitamente dai 5 ai 10 cent per ogni
singolo click).
Le funzioni dei banner sono le stesse di quelle usate sui media tradizionali:
rendere noto ai consumatori prodotti o servizi e motivarli alla utilizzazione
dei medesimi, ma, a differenza delle campagne più tradizionali, i web banner
possono essere monitorati in tempo reale e possono essere scelti e
selezioanti a seconda delle richieste e degli interessi mostrati
dall’utente.
Molti web surfer guardano alla pubblicità online con grande fastidio in
quanto la ritengono fonte di distrazione e causa di lentezza nel loro
collegamento a Internet (diminuzione della larghezza di banda della
connessione). I nuovi browser web hanno la possibilità di disabilitare
finestre di pop-up o di bloccare le immagini da tutti o da siti selezionati.
Un’altro modo per bloccare i banner è quello di utilizzare un
Server Proxy.
Tra i punti a sfavore dei web banner ci sono gli alti costi e le loro limitate
dimensioni.
Storia
La prima
pubblicità online clickabile (conosciuta come “banner ad”) fù venduta
dalla Global Net Navigator (GNN) nel 1993.
Fondata da O’Reilly and Associates, Global Network Navigator è stata la
prima pubblicazione commerciale supportata dal web e uno dei primi siti web
in assoluto. Dale Dougherty era uno dei suoi sviluppatore e editori. O’Reilly
and Associates vendette GNN a AOL (America OnLine) nel 1995 e il sito
venne chiuso pochi anni dopo.
Il primo web banner fù venduto dalla HotWired, una delle prime e più
importanti società per la pubblicazione sul web di annunci commerciali e
pubblicitari nata da Wired Magazine. Questo primo banner ad venne
commissionato dalla AT&T e venne messo online il 25 Ottobre 1994 World’s First Banner Ad.
First Banner Ad
HotWired è stato il
primo sito a vendere spazi pubblicitari online in grandi quantità e a una
vasta gamma di grandi aziende.
Quando HotWired venne venduta a Lycos, Rick Boyce, un ex venditore di
spazi pubblicitari dell’agenzia pubblicitaria Hal Riney & Parnters di
San Francisco, divenne il suo Vice Presidente alle vendite.
HotWired coniò il termine “banner ad” e fù la prima compagnia a fornire ai
propri clienti report sui click.
Web Banner e Cookie
Chiunque abbia
speso un minimo di tempo navigando sul Web avrà incontrato i cosiddetti
banner pubblicitari che spesso spuntano all’interno delle pagine come
tentacoli di piovre elettroniche, i banner possono avere ventose, chiamate
cookies, che si attaccano al computer dell’ignaro navigatore per
trascinarlo negli abissi delle indagini di mercato. I discepoli di Pareto,
Morgenstern e Keynes stanno studiando tecniche sempre più efficaci per
raccogliere i dati necessari a realizzarle.
La presenza di banner sta aumentando anche per il progresso tecnologico che
permette di creare animazioni, e quindi interessanti adlets, su siti che
vendono pubblicità. Secondo Steve Goldberg, group manager per le strategie
nell’unità pubblicitaria di Microsoft, è intuitivo che i banner animati diano
più consapevolezza del prodotto.
Considerato che un rapporto dell’8% di click sulla visualizzazione è
considerato ottimo, per imprimere nel visitatore la consapevolezza della
marca sembrerebbe quindi molto utile affidarsi ad animazioni e
visualizzazione del link studiate per sollecitare un certo tipo di utenza.
Nella logica del libero mercato questi sono studi di marketing assolutamente
leciti. Ma si può dire lo stesso quando l’analisi della raccolta dei dati sui
visitatori avviene in modo occulto?
Dimensioni Standard
La IAB
(Interactive Advertising Bureau) ha definito e realizzato un set di
dimensioni standard per i banner, disegnadoli per renderne le dimensioni il
più possibilmente prevedibili e adatte sia per il consumatore che per il
produttore. La IAB ha chiamato questo set
“interactive marketing units”.
Le dimensioni (misurate in pixel) e le loro immagini (visualizzabili mediante
[x]) sono mostrate nella tabella seguente.
Tabella 01:
Dimensioni e Visualizzazione dei Banner Standard
La IAB ha incluso quattro delle dimensioni standard
(Medium Rectangle, Rectangle, Leaderboard e Wide Skyscraper) in un set
guida denominato: “Universal Ad Package”.
Tipi di Web Banner
I web
banner possono essere di vari tipi:
Banner ad: una immagine di tipo standard che
viene mostrata in un sito o in una pagina web. Possono essere realizzati in
molte dimensioni ma quella più comunemente realizzata è di 468x60 px.
MPU (Message Plus Unit): ha la forma
di un rettangolo e viene inserita e mostrata circa a metà di un articolo.
Viene sotituita da una della casa o non vengono mostrate quando le pagine che
ne fanno uso non sono asservite ad una campagna pubblicitaria o da
sponsor.
Nel Regno Unito il giornale “The Guardian” e il suo sito (UK Advertising First from Guardian Unlimited) dicono di
essere stati i primi a sviluppare una tecnologia che automaticamente non
mostra le MPU nelle pagine che non ne necessitano.
Interstitial ad: la visualizzazione di una pagina pubblicitaria
prima dei cotenuti richiesti.
Floating ad: una pubblicità che si muove sullo schermo intorno o
sopra il contenuto.
Expanding ad: una pubblicità che cambia le sue dimensioni e che può
alterare la visualizzazione dell contenuto di una pagina web.
Polite ad: un metodo con il quale una pubblicità di grandi
dimensioni viene inviata in diversi pezzi per minimizzare il disturbo sul
contenuto che si stà visualizzando.
Wallpaper ad: una pubblicità che cambia il background della pagina
che si sta visualizzando.
Trick banner: un banner pubblicitario che ha la forma di una
dialog box con bottoni e che simula messaggi di allerta o di errore.
Costi
La pubblicità
online permette la tracciatura e l’analisi dei risultati a livelli che non si
sono mai visti prima. Per questo motivo, la pubblicità online non è
comparabile con le altre forme di pubblicità più tradizionali.
I costi delle campagne pubblicitarie online a disposizione degli
inserzionisti, dei pubblicitari e degli editori sono diversi. I più
importanti sono: CPA, CPL, CPO, CPC, CPM e CPT e li vediamo, uno ad uno, quì
di seguito.
CPA (Cost Per Action o Cost Per Acquisition)
CPA
(Cost Per Action) o (Cost Per Acquistion) è un tipo di contratto i cui costi
sono basati sui risultati ottenuti (vendite, acquisizioni, affiliazioni, …)
ed è comunemente utilizzato nei programmi di affiliate marketing.
Con questo tipo di contratto è l’editore che si prende tutti i rischi nel
mostrare la pubblicità, mentre, l’inserzionista paga per tutte le transazioni
effettivamente completate (vendita di un prodotto; iscrizione ad un servizio;
…). Ha la migliore rata da pagare e la peggiore da caricare.
CPL (Cost Per Lead)
CPL
(Cost Per Lead) è molto simile al CPA ma si basa sul completamento
da parte dell’utente di un form (modulo), ad esempio, per la registrazione ad
un servizio, di risposta ad un questionario o ad altri tipi di azioni simili,
che il committente ritiene che condurranno successivamente ad una
vendita.
CPO (Cost Per Order)
CPO
(Cost Per Order) è una tariffa basata sulle due precedenti e prende in
considerazione quante volte viene eseguito un ordine.
CPC (Cost Per Click)
CPC
(Cost Per Click) o PPC (Pay Per Click)
è, anche esso, basato sulle performance. È il metodo che viene
comunemente utilizzato dai motori di ricerca. Questo tipo di pubblicità
viene mostrata e vista più volte ma il commitente paga la quantità di click
effettuati dagli utenti. Questo sistema spinge gli editori a mostrare le
pubblicità più corrette ed adeguate e lo riescono a fare utilizzando le
parole chiave. I loro costi/ricavi non dipendono dal numero di volte in cui
il banner viene mostrato e visto ma dalle volte in cui l’utente segue il link
presente nel banner, effettuando su di esso un click.
CPM (Cost Per Mille)
CPM
proviene dal mondo della stampa e stà per Cost Per Mille dove M
rappresenta 1000 in numeri romani.
Da quando il marketing pubblicitario online ha preso piede l’industria ha
utilizzato questo termine al posto di CPI
(Cost Per Impression).
CPM (Cost per Mille) è il tipo più comune di tariffa di pagamento per i
banner pubblicitari online e utilizza banner grafici che contengono loghi,
fotografie immagini, mappe e elementi simili oltre al testo
(“display advertising”)
e media digitali con animazioni, audio e video detti
rich
media.
Questa è la tariffa che più si avvicina a quelle delle pubblicità più
tradizionali dove il committente paga per l’esposizione del suo messaggio a
una specifica audience. I prezzi per il CPM vengono calcolati su quantità
multiple di mille e da questo ne prendono, appunto, il nome.
È importante ricordare che quando si dice che “il nostro CPM è di
$5” significa che il CPI è uguale a $0.005 o mezzo centesimo.
CPT (Cost Per Time)
CPT
(Cost per Time) è basato sul tempo in cui un annuncio pubblicitario viene
mostrato su una pagina o una sezione di un sito web.
Misura dei Costi
Vi sono vari modi
per misurare l’effettiva riuscita di una campagna pubblicitaria online.
Il primo riscontro, dal punto di vista del committente della campagna
pubblicitaria online, lo può trovare analizzando tutti i dati a disposizione
riguardanti i contatti, le richieste di informazioni e, soprattutto, le
vendite del prodotto pubblicizzato.
Ci sono molti metodi di analisi dei dati provenieneti da una campagna
pubblicitaria online come la misura dei costi, la misura del rapporto numero
di visualizzazioni su numero di click o le misure comparative sui costi della
campagna stessa e descritti quì di seguito.
CPI (Cost Per Impression)
CPI (Cost Per Impression) è una frase che viene
comunemente utilizzata nel marketing pubblicitario online come misura del
traffico web e, più precisamente, per il calcolo del valore e dei costi di
una specifica campagna pubblicitaria.
Questa tecnica può essere applicata a web banner, collegamenti hypertestuali,
email spam e opt-in email anche, se in questo ultimo caso vengono più
comunemente utilizzate le tariffe basate su CPA
(Cost Per Action).
Infatti, il CPI (Cost Per Impression) si misura utilizzando il
CPM (Cost Per Mille). (CPM è il costo di mille (1000)
visualizzazioni).
Questo tipo di pubblicità è quello che più assomiglia a forme più tradizionali
di pubblicità come quella televisiva o sulla carta stampata.
Per la pubblicità online, il numero di visualizzazioni può essere un numero
molto grande. Quando un utente richiede una pagina web il server web su cui
risiede questa pagina la registra nel suo file di log (anche per le
richieste a specifici file come a una immagine elettronica o a
un’applicazione in Flash se queste risiedono sul server stesso). La
stessa cosa può essere effettuata mediante la tracciatura
“tracking” effettuata da terze parti. Questa cosa può essere
effettuata in diversi modi come, ad esempio, inserendo degli opportuni
codici nella pagina web o utilizzando un ad-server che contiene e
distribuisce gli ad.
CPM e tariffe di tipo Flat sono quelle preferite da coloro che le pubblicano,
dai propretari di siti web e dai Webmaster in quanto gli permettono di avere
dei ricavi a prescindere dalle azioni intraprese dai loro utenti. La forma
ottimale per vendere spazi pubblicitari online. La migliore dal punto di
vista dell’editore, in quanto, viene pagato sulla base del numero di
volte che ha mostrato l’annuncio.
Dal punto di vista di chi commissiona gli spazi pubblicitari su internet le
tariffe basate sui risultati come CPA, CPC, CPL o CPO sono quelle da
preferire.
CTR (Click-Through Rate)
CTR (Click-Through Rate) è un modo per misurare
il successo di un annuncio pubblicitario online. Viene calcolato dividendo il
numero degli utenti che abbiano effettuato click su un annuncio presente su
una pagina web con il numero di volte che l’annuncio è stato mostrato
(impressions). Ad esempio, un annuncio che sia stato mostrato 100 volte e che
sia stato clickato 1 volta da un utente ha CTR=0.01=1%.
I valori di CTR dei “banner ad” hanno mediamente valori molto
bassi e inferiori al’1%. È possibile migliorare questo valore
selezionando opportunamente il sito appropriato ove posizionarlo. Una
pubblicità di un prodotto avrà maggior successo quando viene mostrata su siti
web che trattano di argomenti inerenti al prodotto che si vuole
pubblicizzare o che hanno un target di utenti a cui è rivolto. Una pubblicità
di un software avrà maggior successo su siti web che trattano argomenti sul
software, quelli finanziari su siti web che trattano di finanza e così
via.
Un’altro modo è quello di utilizzare annunci personalizzati con formati
inusuali, più aggressivi ed invadenti. Questi hanno, di solito, valori di CTR
più alti ripetto a quelli più comuni.
Essendo il valore del CTR definito come il rapporto tra il numero dei click e
il numero delle visualizzazioni, generalmente non tiene conto anche del
numero di persone che hanno effettuato dei click. In questo caso, se una
persona effettua più di un click sull’annuncio pubblicitario, il valore
finale del CTR ne risente perché il numero di CPC sarà più grande del
numero totale delle persone che lo avranno clickato.
eCPA (effective Cost Per Action)
eCPA
(effective Cost Per Action) calcola il costo espresso in CPA di una campagna
pubblicitaria online che è stata effettuata in una delle altre forme (CPC, CPM, CPT). In altre parole l’eCPA dice
all’editore quanto avrebbe ricevuto se la campagna fosse stata condotta
sua base tariffaria CPA.
eCPM (effective Cost Per Mille)
eCPM (effective Cost Per Mille)
calcola il costo espresso in CPM di una campagna
pubblicitaria online che è stata effettuata in una delle altre forme (CPA, CPC, CPT).
In altre parole l’eCPM dice all’editore quanto avrebbe
ricevuto se la campagna fosse stata condotta sua base tariffaria
CPM.
Rich Media Advertising
La relizzazione
e la visualizzazione di messaggi pubblicitari online utilizza sempre di più
tecniche dette “rich media”. Generalmente vengono realizzati in
Macromedia Flash
o in formati di file elettronici Audio/Video.
Le tecniche per la pubblicità online attraverso i rich media utilizzano un
gran numero di colori, immagini, animazioni e altri elementi per attrarre
l’attenzione del lettore. Sono moltissimi gli utenti che considerano questo
tipo di pubblicità molto intrusiva e pesante e che ritengono che, in questo
modo, vengono distratti dai reali contenuti della pagina web visitata.
Le pubblicità online possono contenere anche
video
e/o
audio
principalmente mediante tecniche di streaming che stanno diventando sempre
più popolari.
eMail Pubblicitarie
Il tipo legittimo
di pubblicità via email viene detto
“opt-in
e-mail advertising”
per distinguerlo da quello illegale denominato
“spam”.
l’Opt-in e-mail advertising o permission marketing è un
tipo di pubblicità che viene inviata tramite la posta elettronica.
Le email sono diventate un modo comune per comunicare con tutto il mondo.
Vengono utilizzate anche per effettuare campagne pubblicitarie e
promozionali. Tra i vantaggi di questo tipo di pubblicità ci sono il contatto
diretto con il consumatore, il relativo basso costo, la sua flessibilità e
la semplicità di implementazione. Ci sono anche alcuni punti a sfavore come
l’alienazione provacata al consumatore a causa dell’overdose di
mesaggi che riceve e che molti e molto spesso cancellano subitaneamente senza
neanche dargli uno sguardo.
Il mercato delle email sta evolvendo in una tecnologia che utilizza
un protocollo (handshake) tra mittente e ricevitore. Questo sistema è
pensato per avere un alto grado di soddisfazione sia per il consumatore
che per l’ azienda. Quando viene utilizzata la publicità opt-in e-mail
il materiale che viene inviato ai consumatori possono essere anticipati
assunto che i destinatari voglionno riceverle a differenza di quelle
non desiderate e richieste (spam).
La pubblicità opt-in e-mail può essere personalizzata e rilevante per il
consumatore rispetto alle forme non aventi alcun target o target molto
generici (bambini, adolescenti, adulti, anziani, donne, …).
Un tipico esempio di marketing pubblicitario consentito sono le
“Newsletter” che vengono inviate a consumatori che le hanno
sottoscritte. Le newsletters permettono ai consumatori di essere informati
sugli eventi futuri, le promozioni o nuovi prodotti. In questo tipo di
pubblicità, una compagnia che vuole inviare una newsletter ai propri
clienti deve prima chiedere loro il consenso di potergli inviare una
newsletter.
Inserendo, aggiornando e mantenendo le informazioni ricevute dai contatti
tramite opted-in in un database è possibile inviare promozioni e
novità in maniera completamente automatica e di inviare le proprie
promozioni destinate a specifici segmenti di mercato.
eMail e CAN-SPAM
Negli
Stati Uniti, il
CAN-SPAM Act of 2003
autorizza multe che possono arrivare fino a 11000 $ per ogni casella di
posta elettronica per cui si violino le regole per lo spamming. Per questo motivo molte compagnie,
in America, utilizano servizi o software specifici che aiutano a rispettare
questa legge ma restano comunque molti sistemi che ancora non lo fanno. Per
rispettare questo decreto regolatorio sulle eMail commerciali, in genere,
viene richiesto agli utenti di autenticare il proprio indirizzo di posta
elettronica a cui ricevere il materiale, prevedere una funzione
“one-click unsubscribe” che gli permetta di cancellarsi dal
servizio stesso, e che proibisca l’importazione di liste acquistate
che non hanno permessi validi.
Oltre al rispetto dei requisiti legali, servizi quali
ConstantContact e PoliteMail
possono venire in aiuto per iniziare e organizzare le proprie campagne
pubblicitarie via eMail. Questi servizi forniscono modelli di eMail,
sottoscrizione e rimozione automatiche, generano statistiche su quanti
messaggi sono stati ricevuti e aperti e sul numero dei click effettuati su
ogni link presente nei messagi.
Central Ad Server
Un
central ad server è un server che contiene, mantiene e restituisce
i “banner ad” alle richieste dei visitatori di un sito web.
Ci sono due tipolgie principali di “ad server”: quelli locali e
quelli di terze parti (o remoti).
Un “ad server” locale “gira” per un singolo editore e
serve gli annunci pubblicitari ai domini dell’editore stesso
permettendogli alti livelli di creatività, affinamento, formattazioni e
controllo sui contenuti, effettuabili dall’editore stesso.
Ad Server Functionality
Tra le
funzionalità più comuni degli “ad servers” ci sono:
Uploading con la possibilità di mostrare annunci nei
formati rich media.
Traffico delle pubblicità a seconda delle diverse regole di busines.
Selezione delle pubblicità da mostrare a seconda delle varie tipologie di
utenti o dei contenuti delle pagine che li contengono.
Ottimizzazione basata sui risultati.
Report sul numero delle visualizzazionis, click, attività dopo il click e
misure interattive.
Tra le funzionalità
più avanzate ci sono:
Frequency capping:
gli utenti vedranno un messaggio solo un limitato numero di volte.
Sequenze: gli utenti vedono i messaggi in un ordine specifico e
predeterminato
(surround sessions).
Esclusione di annunci concorrenti: gli utenti non vedono gli annunci di
aziende concorrenti uno dopo l’altro.
Displaying creatives so an advertiser can own 100% of the inventory on a
page (roadblocks).
Targeting creatives to users based on their previous behavior (Behavioral marketing).
Lista di Ad Server
Una lista di
“ad server”:
ADTECH’s Helios IQ
ATLAS SOLUTIONS’s The Atlas Digital
Marketing Suite
L’affiliate marketing
è un mercato pubblicitario che permette a un grande numero di piccoli editori
di selezionare tra vari elementi e offerte in cambio di pagamenti quando
questi creano vendite o ricavi di altro genere. Questi vengono solitamente
accompagnati da sistemi online self-service come, ad esempio:
Performics;
Commission
Junction/BeFree;
Linkshare.
L’affiliate marketing è stato inventato da CDNow.com nel 1994 ed è poi
stato portato ai suoi massimi livelli da Amazon.com
da quando, nel 1996 lanciò il suo “Associate Program”.
Amazon utilizzo questo suo programma per generare, a basso costo, grandi
volumi di esposizioni di marchi, permettendo, a molti piccoli siti web, un
modo di avere introiti supplementari.
Chiunque sia in possesso di una pagina su Internet può pubblicizzarla
gratuitamente. Lo garantiscono società americane come LinkExchange
http://www.linkexchange.com BannerSwap http://www.bannerswap.com o
l’italiana Scelta http://www.scelta.com
Questo tipo di società permettono a chiunque di pubblicare un’immagine
pubblicitaria sulle centinaia o migliaia di pagine web di coloro che
partecipano al programma. Farsi pubblicità è semplice: basta preparare una
piccola illustrazione in formato GIF (il banner stesso) e sottoporla
elettronicamente a una delle società menzionate; è poi necessario inserire in
una delle proprie pagine il richiamo a un sito della società che farà
apparire nella stessa pagina un banner dei migliaia che la società di scambio
gestisce. LinkExchange ne gestisce più di 100.000 e ha una media di 4 milioni
di visualizzazioni al giorno: dopo un primo periodo di diffidenza, alla sua
rete pubblicitaria si sono unite società del calibro di ABC TV, Microsoft,
Universal Studios e Yahoo!
Pubblicità Contestuale
Alcuni
network
pubblicitari
mostrano delle versioni solo testo di pubblicità che corrispondono alle
parole chiave di una ricerca effettuata su Internet o al contenuto della
pagina in cui viene mostrata. Queste pubblicità hanno elevate possibilità
di attrarre gli utenti in quanto tendono a condividere il contesto della
ricerca effettuata dall’utente stesso. Ad esempio effettuando una ricerca
per la parola “fiori” verranno mostrati i siti internet di fioristi o
vivai.
Un’altra tecnica è quella di inserire nel testo di una pagina degli
hyperlink
(collegamenti ipertestuali) al sito web di uno sponsor.
Pubblicità e Malware
Ci sono diversi
tipi di pubblicità che possono essere considerate non etiche e, alle volte,
illegali. Tra queste si possono includere applicazioni esterne che possano
alterare la configurazione del sistema (ad esempio quando viene cambiata,
senza la richiesta da parte dell’utente, la home page del proprio
browser o le dimensioni della finestra del browser web), o l’uso
di finestre di pop-ups e l’inserimento di pubblicità nelle pagine web di siti
non affiliati. Questi tipi di applicazione sono note come
spyware
o
adware.
Mascherano le loro discutibili attività nella forme di semplici servizi come
un monitor sulle condizioni atmosferiche o una barra per la ricerca.
Alcuni di questi sono veri e propri
trojan horse
.
Spesso vengono create in modo tale da rendere dificoltosa una loro rimozione
e disinstallazione.
Il continuo moltiplicarsi degli utenti online, molti dei quali non sono
dei veri e propri geni del computer, non hanno le conoscenze e le
capacità per proteggersi da questi problemi.
Usi Creativi
La pubblicità online non è detto che debba essere sempre disonesta.
The Hunger Site www.thehungersite.com, per esempio,
utilizza gli anunci pubblicitari per generare ricavi che vengono poi devoluti
a associazioni che combattono la fame nel mondo. Il committente della
pubblicità paga una rata concordata sul numero di visualizzazioni (numero di
click effettuato sul banner da ogni visitatore) effettuate sul proprio
annuncio. Questo è un tipico esempio di pagamento del tipo
“Click-to-donate
site”.
In aggiunta, la organizzazione delle informazioni disponibili ha dato vita
alle online directory.
Offline Advertising
Da quando il mercato della pubblicità online si va via via sempre più
espandendo, prendendo una grande fetta del budget pubblicitario destinato
dalle aziende, il concetto e la frase “offline advertising (ogni
pubblicità che non viene fatta online) è divenuta sempre più popolare.
Questo concetto viene utilizzato nei contesti di campagne pubblicitarie che
vengono effettuate su diversi media. Questo tipo di campagna pubblicitaria
viene detto “cross-media”.
Reid, Robert H. (1997).
Architects of the Web: 1,000 Days tha Built the Future of Business.
John Wiley & Sons.
Chapter Seven: “Hotwired - Publishing on the Web”
(pp 280-321) ISBN 0-417-17187-5
Fairhead, N. (2003)
“All hail the brave new world of permission marketing via email”
(Media 16, August 2003)
O’Brian J. & Montazemia, A. (2004)
Management Information Systems
(Canada: McGraw-Hill Ryerson Ltd.)
Sherman, Lee and John Deighton, (2001),
“Banner Advertising: Measuring effectiveness and optimizing placement,”
Journal of Interactive Marketing, Spring, Vol. 15, Iss. 2.